Honne & Tatemae

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    Honne e tatemae sono parole giapponesi che descrivono fenomeni sociali riconosciuti.

    Honne (本音) si riferisce ai sentimenti veritieri e ai desideri profondi di una persona. Questi possono essere contrari al ruolo sociale o alle aspettative della società o della famiglia in base alla propria posizione e alle circostanze, e spesso sono tenuti nascosti a tutti, tranne ai propri amici più intimi.

    Tatemae (建前), letteralmente "facciata," indica il comportamento e le opinioni che una persona mostra in pubblico. Tatemae è quello che la società si aspetta, ciò che è richiesto in base alla propria posizione e alle circostanze, e queste possono o no corrispondere al proprio honne.

    La contrapposizione honne/tatemae è da considerare di importanza capitale nella cultura giapponese. Il fatto stesso che la lingua giapponese abbia parole per definire questi concetti porta alcuni specialisti di Nihonjinron a considerare tale concettualizzazione come prova della grande complessità e rigidità giapponese nell'etichetta e nella cultura.

    Si può sostenere che honne e tatemae siano una necessità culturale derivante dal fatto che un gran numero di persone vivono in una nazione-isola relativamente piccola. Anche con le moderne tecniche agricole, oggi la produzione nazionale del Giappone soddisfa solo il 39% del fabbisogno alimentare della popolazione, pertanto, prima dell'era moderna, cooperare strettamente ed evitare il conflitto era di vitale importanza nella vita quotidiana. Per questa ragione, i Giapponesi tendono ad evitare il conflitto in ogni modo, specialmente nel contesto sociale.

    Il conflitto tra honne e giri (doveri sociali) è uno degli aspetti del dramma teatrale giapponese in ogni epoca. Una trama tipica vede il protagonista che deve scegliere tra rispettare i suoi doveri nei confronti della famiglia o del signore feudale, o inseguire un amore segreto. Alla fine, la morte rappresenta l'unico modo per risolvere il dilemma.

    Fenomeni come gli hikikomori e i single parassiti sono considerati esempi di un problema crescente della cultura giapponese contemporanea: quello di una nuova generazione che cresce nell'incapacità di affrontare la dualità dell'honne/tatemae in un società moderna sempre più complessa. La mancanza di riti di iniziazione -come esistevano un tempo- e la forte pressione che in Giappone si esercita sui giovani adulti, rendono difficile per molti giovani affrontare gli aspetti paradossali dell'età adulta e dell'economia capitalista.

    Il dibattito se tatemae e honne siano un fenomeno unicamente giapponese è ancora aperto in Occidente, specialmente tra gli studiosi in campo antropologico e artistico.

    Pericolo del culturalismo
    I concetti di honne e tatemae appena descritti andrebbero comunque analizzati con molta cautela, al fine di non cadere nella trappola di una visione culturalista del Giappone e del popolo giapponese, non fedele alla realtà. In effetti, questi concetti di tatemae (建前) e honne (本音) possono essere legati molto facilmente al Nihonjinron, un punto di vista che considera la società giapponese completamente omogenea, presupponendo che i Giapponesi differiscano radicalmente da tutti gli altri popoli conosciuti, il che è, ad esempio, l'opinione dell'autore Chie Nakane. D'altro canto, molti ricercatori giapponesi, come Yoshihiko Amino o Eiji Oguma per esempio, hanno mostrato come queste visioni nazionaliste fossero solo un'illusione e hanno tentato mediante le loro opere di smontare questo concetto di Nazione omogenea o l'idea che le regole della società giapponese potessero essere comprensibili solo ai giapponesi stessi e non agli stranieri.

    Fonte: Wikipedia

    A parlare per primo di Honne e Tatemae è stato il mio prof di giapponese. Questi due concetti contrapposti sono così tanto radicati nella cultura giapponese, che muoversi attraverso di essi è davvero molto difficile, specie per chi non ha una "doppia faccia", ovvero dice sempre e comunque quel che pensa, senza operare alcuna mediazione o censura del proprio pensiero in base alle situazioni/persone cui si trova di fronte.

    Edited by YukiIce89 - 7/10/2011, 22:12
     
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    Mi sembra che il contrasto tra Honne e Tatemae portato all'estremo come in Giappone sia un fattore (che io considero una maledizione enorme) tipico degli ambienti sovraffollati dell'Asia sud-orientale.
    Quello che mi pare più atroce è il fatto che i giovani che crescono "nell'incapacità di affrontare la dualità dell'honne/tatemae" si trovino tra l'incudine e il martello: da un lato se il Giappone vuole sopravvivere è obbligato a diventare ancora più aggressivo e competitivo di quanto non lo sia già ora, anche al suo interno. Dall'altro, presto o tardi la nuova generazione, così poco comunitaria, diventerà la generazione egemone in tutta la società. E allora sì che saranno dolori, se persisterà quest'atteggiamento di disimpegno e noncuranza della pace e dell'ordine sociale, che ha garantito in misura egemone il successo e la stessa sopravvivenza del Giappone.
     
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    La pace e l'ordine sociale del resto, sono state mantenute in piedi proprio grazie a questa duplicità, che io non credo una peculiarità propria soltanto del Giappone: a ben pensarci, anche noi spesso ci creiamo una sorta di "facciata" da presentare al mondo esterno, e solo in taluni ambiti mostriamo qual è la nostra vera natura/pensiero.

    Credo che l'incapacità delle nuove generazioni di muoversi tra questi due concetti, causa di fenomeni sociali anche molto gravi, porterà alla nascita di un circolo vizioso sempre più drammatico. Una spinta all'individualità pericolosamente estremizzata (del resto in Giappone molti concetti vengono portati all'estremo), una società sempre più invivibile, e di conseguenza fenomeni sociali sempre più deviati e devianti.
    Prospettare però quale potrebbe essere una soluzione a tutto questo, è davvero difficile.
     
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    CITAZIONE (YukiIce89 @ 19/12/2009, 23:05)
    La pace e l'ordine sociale del resto, sono state mantenute in piedi proprio grazie a questa duplicità, che io non credo una peculiarità propria soltanto del Giappone: a ben pensarci, anche noi spesso ci creiamo una sorta di "facciata" da presentare al mondo esterno, e solo in taluni ambiti mostriamo qual è la nostra vera natura/pensiero.

    Da come è descritto nell'articolo di Wiki, sembra un fenomeno terribilmente più intenso della controparte occidentale. Vero è che anche qui le convenzioni sociali, soprattutto nel passato, possono stritolare una persona.

    CITAZIONE (YukiIce89 @ 19/12/2009, 23:05)
    Credo che l'incapacità delle nuove generazioni di muoversi tra questi due concetti, causa di fenomeni sociali anche molto gravi, porterà alla nascita di un circolo vizioso sempre più drammatico. Una spinta all'individualità pericolosamente estremizzata (del resto in Giappone molti concetti vengono portati all'estremo), una società sempre più invivibile, e di conseguenza fenomeni sociali sempre più deviati e devianti.
    Prospettare però quale potrebbe essere una soluzione a tutto questo, è davvero difficile.

    La soluzione starebbe nel rientro nei ranghi da parte della gioventù e delle nuove generazioni. D'altronde, questo cedimento assolutamente mortale per il Giappone fu portato da certa deleteria cultura occidentale, dove si esaltava l'individualismo, concetto che rischia di affondare il Giappone per sempre.
     
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    Beh, sì, ovvio che avendo addirittura due termini specifici per questi concetti, il fenomeno è di gran lunga di portata più grande che da noi, ma non si può dire che la cosa ci sia del tutto sconosciuta. E' questo che intendevo io.


    Ma il "rientro nei ranghi" della nuova generazione, e di conseguenza l'uniformazione alle aspettative della società, delle circostanze e ciò che da questo deriva, non porterà ad un'eccessiva omogeneità di pensiero? Non porterà i singoli a sacrificare troppo la loro individualità, la loro unicità al servizio della (passami il termine) "creatura collettiva" cui sono parte, annullando di fatto lo Honne?
     
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    CITAZIONE (YukiIce89 @ 19/12/2009, 23:28)
    Ma il "rientro nei ranghi" della nuova generazione, e di conseguenza l'uniformazione alle aspettative della società, delle circostanze e ciò che da questo deriva, non porterà ad un'eccessiva omogeneità di pensiero? Non porterà i singoli a sacrificare troppo la loro individualità, la loro unicità al servizio della (passami il termine) "creatura collettiva" cui sono parte, annullando di fatto lo Honne?

    E' questo, principalmente, l'obiettivo di coloro che deplorano l'incapacità delle nuove generazioni. D'altronde, la creatività e l'unicità nei secoli addietro non sono certo venuti meno perché le persone riconoscevano la superiorità della Comunità e del Gruppo rispetto alla loro persona.
     
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    Questo è vero, ma la cosa valeva in una società diversa, con ritmi diversi, tempi del sacro, del quotidiano diversi. In antichità l'arte e la creatività potevano esprimersi perchè era lasciato loro spazio, in quanto i tempi d'azione erano molto più dilatati, e il "cogliere la bellezza d'un fiore di ciliegio che lentamente sfiorisce e muore", era assai più facile, più naturale.

    Nella società odierna, frenetica, dinamica, dove il tempo non è mai abbastanza, e i ritmi di vita sono snaturati, io penso che il rientro nei ranghi alla fine porti i singoli a venir completamente fagocitati dalla società e perdere qualsiasi valore come tali.
     
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    CITAZIONE (YukiIce89 @ 19/12/2009, 23:27) 
    A parlare per primo di Honne e Tatemae è stato il mio prof di giapponese. Questi due concetti contrapposti sono così tanto radicati nella cultura giapponese, che muoversi attraverso di essi è davvero molto difficile, specie per chi non ha una "doppia faccia", ovvero dice sempre e comunque quel che pensa, senza operare alcuna mediazione o censura del proprio pensiero in base alle situazioni/persone cui si trova di fronte.

    Esattamente! Anche se a me si tratta di una lei xD
    Comunque quella lezione mi affascinò particolarmente e cominciò effettivamente a farmi rendere conto di molte cose nella società giapponese.
     
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    Sono valori così fortemente radicati, che ormai, non ci do nemmeno più peso. Credetemi è davvero difficile lavorare ed essere a stretto contatto con loro tutti i giorni. Il più delle volte li amo e benedico il loro modo di essere ma talvolta, con tutto il rispetto di questo mondo, li prenderei a schiaffi!!! :P
     
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