Norwegian Wood (Tokyo Blues)

di Murakami Haruki - recensione

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    Riporta il retro del libro:
    “Uno dei più clamorosi successi letterari giapponesi di tutti i tempi è anche il libro più intimo, introspettivo di Murakami, che qui si stacca dalle atmosfere oniriche e surreali che lo hanno reso famoso, per esplorare il mondo in ombra dei sentimenti e della solitudine. Norwegian Wood è anche un grande romanzo sull'adolescenza, sul conflitto tra il desiderio di essere integrati nel mondo degli «altri» per entrare vittoriosi nella vita adulta e il bisogno irrinunciabile di essere se stessi, costi quel che costi. Come il giovane Holden, Tōru è continuamente assalito dal dubbio di aver sbagliato o poter sbagliare nelle sue scelte di vita e di amore, ma è anche guidato da un ostinato e personale senso della morale e da un'istintiva avversione per tutto ciò che sa di finto e costruito. Diviso tra due ragazze, Naoko e Midori, che lo attirano entrambe con forza irresistibile, Tōru non può fare altro che decidere. O aspettare che la vita (e la morte) decidano per lui.” (Traduzione di Giorgio Amitrano)

    ATTENZIONE: Nella recensione, sono possibili alcuni lievi spoiler.

    Il titolo di questo romanzo, Norwegian Wood, è una citazione ad una canzone dei Beatles, e come molte altre canzoni, molti libri e qualche sporadico film, viene spesso nominata nel testo. Questa è una costante dello stile di Murakami, che anche qui è possibile riscontrare, nonostante invece siano assenti molti di quegli altri elementi che lo contraddistinguono.
    Quest'opera infatti è probabilmente tra le più realistiche della sua carriera, tra le più sentimentali e cupe. Non si avverte qui la presenza di due mondi, il “mondo di qua” e il “mondo di là”, né richiami simbolici o immagini di sogno o elementi palesemente surreali, utopici o distopici.
    Si tratta invece di un lungo flashback raccontato dal protagonista Tōru, ormai trentasettenne, che nel riascoltare di nuovo quella canzone, Norwegian Wood dei Beatles, a bordo di un aereo diretto ad Amburgo, viene colto dai ricordi e decide di scriverne. Racconta della fine degli anni '60, quando aveva diciannove anni, del suo arrivo a Tōkyō dopo aver lasciato la nativa Kōbe ed essersi iscritto all'università, e copre un arco di tempo dal 1968 al 1970.
    Due anni cruciali per la sua vita. La fine delle illusioni e dell'incanto dell'adolescenza, e l'ingresso, piuttosto doloroso, nell'età adulta.
    Due anni di cui racconta la solitudine, il profondo senso d'inadeguatezza nei confronti dei compagni e della società in generale, le lezioni universitarie seguite svogliatamente, senza un'idea precisa di cosa fare della propria vita e del proprio futuro, gli incontri con le persone che nel bene e nel male hanno inciso profondamente nel suo animo la loro presenza e ne hanno condizionato le scelte.
    Tra queste persone, la più importante e senza dubbio significativa, è Naoko. E' per mantenere la promessa a lei fatta di non dimenticarsi mai che è esistita e di continuare a ricordarla, che Tōru decide di scrivere.
    Assistiamo quindi al graduale avvicinamento dei due, accomunati dalla morte di una persona per entrambi importante: Kizuki, il ragazzo di Naoko e l'unico amico di Tōru. L'assenza di Kizuki nelle loro vite è un vuoto incolmabile, e che ha portato per entrambi conseguenze di cui faticano a sostenere il peso. Perciò quasi inconsapevolmente, e quasi più per iniziativa di Tōru che per volontà di Naoko, forse per riempire quel vuoto o percepirlo meno doloroso, i due giovani si ritrovano, trascorrono del tempo insieme, si abituano alla reciproca presenza, imparano a comunicare come non erano riusciti a fare quando Kizuki era in vita. Egli era il centro del loro piccolo trio, colui che con il suo carisma coinvolgeva gli altri due, ne catturava e monopolizzava l'attenzione. Pertanto in sua assenza non avevano mai avuto molto da dirsi. Tuttavia la sua morte così drastica e senza spiegazioni ha precipitato entrambi nella solitudine e nella tristezza, e dunque avvicinarsi l'un l'altra assomiglia più ad un aggrapparsi l'un l'altra per farsi forza e continuare a vivere.
    Da una timida amicizia ad un sentimento più profondo, da parte di Tōru, il passo è breve.
    Tuttavia gli imprevisti e le circostanze che sopraggiungono, impediscono a quel sentimento di sbocciare davvero, ed esso continua a restare in una forma acerba, trattenuta, frustrata e soffocata nell'attesa e nella distanza che si verrà a creare di nuovo tra i due. Una distanza tuttavia dalla natura e dalle cause ben diverse di quella che c'era prima.
    E in quella distanza andrà a incunearsi la presenza di un'altra ragazza, Midori. Caratterialmente è l'opposto di Naoko: se questa è triste, silenziosa, malinconica, fredda e distante, Midori è allegra, solare, piena di vita e di energia, un vero e proprio tornado. E con tutte queste caratteristiche, che si pongono all'opposto anche dello stesso Tōru, così introverso e ripiegato in se stesso, eserciterà sul ragazzo un'attrazione irresistibile e travolgente. Lei stessa sembra essere da lui attratta, per quegli elementi di lui che lo rendono diverso dagli uomini che conosce e frequenta.
    Tuttavia anche il rapporto con Midori non sarà facile, e conoscerà momenti di crisi e momenti di vicinanza. Prima che Tōru riesca ad acquisire consapevolezza dei propri sentimenti, e a compiere una scelta, molte cose accadranno a complicare la situazione. E forse saranno la vita o la morte, a imprimere una svolta definitiva agli eventi, e a costringere Tōru a maturare e a diventare finalmente adulto.

    Questo libro parla proprio di tutto questo: amore e solitudine, vita e morte, perdita, ritrovamento e di nuovo perdita. Il tono è particolarmente cupo e malinconico, pertanto l'opera risulta essere fortemente impregnata di tristezza, di inquietudine, di un presentimento negativo che non viene mai meno. Vi è maggiore introspezione rispetto ad altre opere di Murakami: possiamo leggere i pensieri più intimi del protagonista, imparare a conoscerne il carattere e le diverse ragioni dietro alle sue azioni. Meno approfondite, ma ugualmente analizzate, sono Naoko e Midori. Esse sono come ombra e luce, e si differenziano oltre che per il carattere, anche per il diverso modo in cui hanno saputo reagire ai momenti di crisi e difficoltà che la vita ha posto loro davanti. Le loro scelte anche in questo sono palesemente opposte.
    Vi sono poi altri personaggi con un ruolo più o meno rilevante. C'è Sturmtruppen, il compagno di stanza di Tōru nel collegio dove va ad abitare per seguire l'università, che con le sue manie e stranezze equilibra in un certo qual modo il rigore e controllo che il protagonista esercita su se stesso e ogni aspetto della sua vita. C'è Nagasawa, giovane geniale, spregiudicato e fondamentalmente egoista e crudele con cui Tōru, grazie al comune amore per “Il Grande Gatsby” di Francis Scott Fitzgerald, stringe amicizia, un rapporto tuttavia piuttosto ambiguo e in misura opportunistico che porterà il ragazzo ad avere numerose esperienze che vanno contro la sua stessa natura, pur di riempire quel vuoto che sente dentro di sé. Poi Hatsumi, la ragazza di Nagasawa il cui amore cieco e totalmente incondizionato la porta a tollerare le continue e ripetute avventure notturne con numerose ragazze che il fidanzato ha nei locali di Shibuya e nei love hotel, nonostante così facendo finisca col ferire se stessa. E infine Reiko, donna di mezz'età con un passato doloroso alle spalle, che fungerà quasi da madre sostitutiva o sorella maggiore per Naoko e aiuterà lo stesso Tōru.

    Lo sfondo in cui si muove Tōru e le persone che lo attorniano, è quello di una capitale dinamica, piena di rumore, di gente, in cui è facile perdersi e perdere se stessi, desiderosa di guarire quanto prima dalle ferite che la Seconda Guerra Mondiale ha lasciato su di essa. Tuttavia siamo alla fine degli anni '60, e se nel resto del mondo presero piede in questo periodo movimenti sociali di ribellione, altrettanto accadde in Giappone, anche se il protagonista non ne viene minimamente sfiorato. Egli ne parla sporadicamente e senza scendere troppo nei dettagli di ciò che ha comportato nel Paese e in particolare a Tōkyō, dato che percepisce tutto ciò come distante anni luce dai suoi pensieri, e non gli interessa. Ciò che vuole è semplicemente poter seguire le lezioni universitarie e condurre la sua vita tranquillamente, senza farsi coinvolgere. In questo senz'altro ha avuto parte rilevante la sua naturale predisposizione di carattere a restarsene in disparte e a non legare con facilità con le persone.

    Non c'è vitalità in Tōru, né una vera volontà di fare ciò che fa quotidianamente, quanto piuttosto una sorta di senso del dovere o di abitudinarietà. Non sembra agire in prima persona, ma limitarsi a trascinarsi stancamente lungo un determinato percorso definito, senza mai deviarne. E sebbene emerga dalle pagine come anche seguire tale percorso non lo soddisfi appieno, sembra mancargli del tutto la volontà di cercarne un altro, uno migliore o anche semplicemente diverso. Non ha ben chiaro cosa vuole dalla vita, né come fare per ottenerlo, ma si limita a vivere giorno per giorno senza porsi domande sul futuro. Anche la decisione di lavorare part-time, è più dettata da un bisogno economico che da un reale desiderio di farlo. Anche in ambito sentimentale, oscilla da Naoko a Midori incapace di prendere una decisione e imboccarla pienamente, seguendo più l'impulso e il desiderio del momento che non una volontà chiara in merito. E quando saranno gli eventi a decidere per lui, dovrà intraprendere un vero e proprio percorso alla ricerca di se stesso, lontano dal mondo quotidiano, per trovare la forza e le capacità di proseguire, assumendosi le proprie responsabilità.

    Nel libro sono presenti diverse scene esplicite, che ne fanno un prodotto inadatto ai minori, o perlomeno ai minori di 14 anni, secondo l'opinione di chi scrive (YukiIce89). In alcuni casi si tratta di scene motivate dal contesto, legate alla trama, ma in altri casi danno l'idea di essere piuttosto fini a se stesse, e inserite giusto per dare ai personaggi qualcosa di cui parlare, o per aggiungere una nota “piccante” al romanzo. Va detto però che in Giappone vi è una diversa sensibilità riguardo il sesso e il rapporto uomo/donna, per cui non è inusuale trovare scene o riferimenti espliciti nei romanzi nipponici. Si tratta di un diverso senso del pudore, un diverso modo di concepire la sfera della sessualità, che a volte risulta essere quasi separata da quella dei sentimenti. Inoltre, per quello che riguarda Murakami, egli nei primi scritti giovanili aveva attinto a piene mani a quelli che sono gli elementi e gli stereotipi del genere hard boiled, che seppure in Norwegian Wood siano del tutto assenti, di certo gli hanno fornito dimestichezza nel descrivere le scene di questo tipo.

    Lo stile è meno immediato e d'impatto di altre opere di Murakami, ha un ritmo più lento e delicato, a volte più leggero a volte più pesante, e a contestualizzarlo sono le numerose citazioni e riferimenti che appaiono nel testo, inserite in maniera del tutto naturale e non forzata. I sentimenti non vengono mai banalizzati o stereotipati, ma al contrario sono resi in una maniera che il lettore può percepire come autentica, vera. E ciò rende molto facile creare un legame d'empatia con Tōru, ma anche con altri personaggi.
    La sensazione del tempo che scorre sembra essere data quasi esclusivamente dai riferimenti stagionali, o da sporadiche citazioni del giorno o dell'ora precise, tanto è forte l'elemento dell'interiorità di Tōru rispetto agli avvenimenti esterni.

    Quella che rimane alla fine della lettura è una profonda nostalgia, un terribile disincanto e sensazione di dolce-amaro rimpianto per un'epoca, quella della giovinezza, ormai lontana e segnata dalle vicende, che sopravvive solamente nei ricordi. Il finale è aperto, e non è dato sapere d'ora in avanti, fino al presente del protagonista, quali altre situazioni si verificheranno né con che esito. La chiusura non è né positiva né negativa, pertanto è impossibile stabilire quali futuri sviluppi l'autore abbia cercato di suggerire tra le righe. Egli stesso in un'intervista ha affermato di non avere interesse nel fare supposizioni su cosa accade ai personaggi dopo la fine del libro, e chiede anche ai lettori di evitarle.

    Un libro che ha solo due alternative: o piace o non piace. A chi ama il Murakami “classico”, onirico, straniante e quasi folle, può far storcere il naso una storia dallo stile e dalle tematiche diverse dal solito. A chi invece al contrario il Murakami “classico” non lo sopporta proprio o lo trova incomprensibile, questo libro saprà riservare notevoli sorprese, e saprà far vedere questo autore sotto un'ottica e una luce diversa.
    A chi ama le storie sentimentali, commoventi o anche solo realistiche piacerà senz'altro. Chi invece non gradisce le atmosfere cupe e tristi ma predilige le opere più leggere e allegre, è meglio che eviti di leggerlo. A ciascuno la sua scelta.

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    Il mio commento al di fuori della recensione (che di solito scrivo cercando di essere oggettiva) è che è davvero un libro...deprimente. Quando mi mettevo a leggerlo (in treno, in aula studio, o a casa), mi sembrava quasi che su di me scendesse un velo di tristezza, una cappa di malinconia da cui, una volta chiuso il libro e messo il segno su dov'ero arrivata, era difficile togliersi. E' veramente in grado di immergerti nelle sue atmosfere, nei sentimenti dei personaggi, e non è facile scrollarseli di dosso.

    Mi è piaciuto molto, sebbene abbia trovato le scene esplicite un pelo fastidiose...ma forse è un problema mio. Ad altri magari non daranno problemi. E' che...descriverle in maniera così "cruda", terra-terra, è un po' brutto. Non vi ho trovato poesia, nè delicatezza...solo pura e semplice fisicità. Essendo un elemento che ho trovato anche in altri libri di Murakami ("Kafka sulla spiaggia" nella fattispecie) ero preparata al fatto che scene così ci sarebbero senz'altro state...però non riesco ad abituarmici :)

    Al di là di questo è veramente un'opera ben scritta, una storia che è impossibile che non trasmetta qualcosa. In particolare ho empatizzato molto con Tōru, la sua solitudine, il suo sentirsi "fuori posto", il suo vivere trascinandosi giorno per giorno...sono qualcosa con cui ho familiarità.
    Naoko è così fredda e lontana, quasi "aliena" che è stato impossibile empatizzare con lei, sebbene i suoi traumi mi abbiano colpita. Midori è semplicemente troppo "pazza" (non nel senso di malata mentale) e casinista perchè ci potessi riuscire.
    Hatsumi invece...il suo amore così incrollabile, anche di fronte ai ripetuti tradimenti e al cinismo e alla crudeltà con cui Nagasawa la tratta...anche con quello ho empatizzato. Sembra davvero che i "cattivi ragazzi" sappiano esercitare nelle donne un fascino pericoloso, irresistibile, e soprattutto, distruttivo.

    In definitiva lo consiglio, a chi piace il genere sentimentale/realista o a chi piace Murakami. Magari non a chi ha meno di 14 anni o preferisce storie più "felici".

    Edited by YukiIce89 - 26/2/2012, 18:36
     
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  2. Gearofchaos
     
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    Sembra interessante; peccato per le scene più o meno esplicite (non avendo mai letto nulla di questo autore non so quale sia il suo stile al riguardo) non ce le vedo granchè in un libro che tratta dell'interiorità dei personaggi, per quanto rapporti e legami con le persone possano sicuramente influenzarla...
    Trovo interessante il fatto che non si distacchi troppo dalla trama originale nel finale, mi ricorda molto il "Romeo e Giulietta" di Shakespeare sotto questo aspetto: pur essendo una storia d'amore, per quanto coinvolgente (nel caso dell'opera shakespeariana) rimane sempre una tragedia; allo stesso modo in cui in questo romanzo il resoconto della vita di Toru resta tale, puro e semplice passato.
     
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    Ti dirò, nell'introduzione Giorgio Amitrano (colui che l'ha tradotto, ed è famoso per essere il traduttore anche di Banana Yoshimoto), fa dei paragoni tra Tōru e il giovane Holden (di Salinger), o David Copperfield (dell'omonimo libro di Dickens), definendolo un "antieroe". Mi trovo sostanzialmente d'accordo con tale definizione...decisamente ha ben poco di "eroico".

    Le scene esplicite, almeno una posso dire che è cruciale per la trama, altre meno, altre (non proprio scene, ma magari discorsi molto espliciti tra due personaggi) per nulla. E non aggiungono nè tolgono nulla alla trama, a mio avviso.
     
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  4. Gearofchaos
     
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    CITAZIONE (YukiIce89 @ 31/10/2011, 22:35) 
    E non aggiungono nè tolgono nulla alla trama, a mio avviso.

    Credo sia un vero peccato che ci siano parti di trama puramente accessorie...
    Sarebbero impiegate meglio se usate per approfondire quell'aspetto dell'attrazione fatale di cui parlavi (ovviamente senza entrare eccesivamente nel dettaglio); come dicevi però c'è anche da considerare il background culturale, e al riguardo parlo da profano in materia, quindi si dovrebbe anche considerare il punto di vista di un lettore abituato sotto questo aspetto, o come minimo che abbia una certa preparazione in ambito...
     
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  5. Forummola G.
     
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    Io ho letto il libro e devo dire che certe scene esplicite esaltano alcuni aspetti della loro interiorità anziché rovinarli. Murakami è uno scrittore che, a mio avviso, riesce a rendere il tutto molto naturale, bello e necessario. Nel caso dei due protagonisti, li fa entrare in un'intimità particolare, in altri casi, alcune scene servono per capire meglio il passato, il carattere, il bisogno di alcune persone. A mio avviso, non sono fastidiose né "accessorie". Sopratutto non sono accessorie perché sono collocate in momenti precisi, non casuali e servono del tutto alla storia. L'esplicita descrizione delle scene è pura disinvoltura da parte dello scrittore, perché in effetti non c'è proprio nulla da nascondere.
     
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  6. Lawliet1616
     
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    Non ho letto i commenti sopra per paura di spoilerarmi il libro xD.
    Insomma YukiIce sei riuscita a farmi prendere anche questo libro, la trama e gli argomenti trattati mi interessano molto, spero mi piaccia quanto After dark :)
     
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    Rest in Peace, Jasmine You.

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    A questo libro sono particolarmente affezionata, anche se dell'autore ce ne sono altri di migliori, perchè è stato uno dei primi libri di un autore giapponese che mi abbiano regalato. L'ho letto e riletto un'infinità di volte e tutte le volte mi butta in un lieve baratro di depressione.
    Mi piace molto il modo in cui scrive e sono un'affezionata lettrice dell'autore. E non posso non essere d'accordo con le parole di Forummola.
     
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    @Forummola: uhm, non ho considerato in effetti la contrapposizione interiorità/fisicità...mi hai dato un interessante spunto di riflessione ^^

    @Lawliet: spero anch'io ti piaccia! ^^

    @Acchan: sì, sul suo stile si possono muovere ben poche critiche, scrive molto bene ;)
     
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  9. Tanakachan
     
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    Yuki io l'ho letto e.. Anche a me hanno dato fastidio quelle scene.. Non che sia sconvolto (come sai anche se ho 13 sono più... Hmm.. "maturo") ma anche a me ha dato le stesse te impressioni di malinconia....
     
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  10. Andrea86si
     
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    Bellissimo libro..oramai letto più di sei mesi fa oramai..ma devo dire che forse resta anche quello che più mi è restato in mente..sono d'accordo che le scene "esplicite" molte volte possano essere "troppo crude" ..ma forse è stato fatto volontariamente dall'autore, dove nel Giappone di oggi si sa che la censura, di certo non manca; sicuramente non risulta elegante, e lo ritroviamo in molti titoli di Murakami..credo anche che queste scene esplicite ci aiutino a "costruirci" un personaggio nella mente..
    troppo Facile, NOIOSO, conformista e banale a mio parere lasciare tutto (e NIENTE) alla fantasia del lettore

    Mio personalissimo parere le parole riportate appena qui sopra..a parte queste scende devo dire che il libro è ricco di sentimenti combattuti, sicuramente da leggere se si amano storie d'Amore iverse, in cui nulla è dato per scontato..
     
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9 replies since 30/10/2011, 20:06   421 views
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