La scuola in Giappone

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  1. †Yuya†
     
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    secondo me l'unico intoppo nella scuola giapponese è il tempo che ti rimane quando torni a casa cioè nn puoi fare piu nulla se non la lezione e stare a guardare la tv è una cosa che nn mi piace
     
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  2. Maro-chan
     
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    Beh, dipende da come ti gestisci il tempo.. se entri in un club sportivo posso capire il non aver tempo, ma per il resto mi sembra nella norma.
    Comunque, uno e` consapevole di cio` quindi se decide di iscriversi da qualche parte teoricamente deve aver gia` in mente quanto tempo gli occupera` tale impegno.
     
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  3. GgPoulain
     
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    CITAZIONE (†Yuya† @ 2/9/2009, 10:52)
    secondo me l'unico intoppo nella scuola giapponese è il tempo che ti rimane quando torni a casa cioè nn puoi fare piu nulla se non la lezione e stare a guardare la tv è una cosa che nn mi piace

    Mmm, non saprei...
    Pur frequentando una scuola italiana fino a un anno fa finivo di studiare alle undici di sera, quindi non fa una gran differenza stare a scuola o a casa ^_^"
    Quest' anno sono stata praticamente tutti i pomeriggi a scuola senza fare cose particolarmente entusiasmanti...a questo punto preferirei dei club facoltativi piuttosto di corsi obbligatori come quelli del mioistituto :fl_f:
    Alla fine dipende tutto dalla scuola e da come uno gestisce il tempo, come ha detto Maro-chan :P
     
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  4. †Yuya†
     
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    beh io mi basavo sul tempo che ho a disposizione io quando torno a acsa
     
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  5. Miyon
     
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    La scuola jappica è veramente rigida!!!O.o
    Ma sono dell'opinione che il livello culturale degli studenti nipponici è nettamente superiore al resto della popolazione!!
    Però devo ammettere che non reggerei un solo giorno lì dentro!
    Ci andrei solo per la divisa scolastica ^^ muhahahah!xD
     
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  6. Fireya
     
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    Io sarei stata sicuramente un Hikikomori XD
    Pure punizioni corporali, accidenti.

    La mia insegnante di lingua mi raccontò di uno studente giapponese venuto in Italia per qualche mese, in una famiglia e una scuola italiana.
    Questo ragazzo, una volta finita la giornata scolastica, se ne stava a casa a studiare.
    "Perché non esci un po'?"
    "Ma... Posso?"
    "Si, puoi anche stare fuori a sera, basta che non fai troppo tardi!"
    Il ragazzo era sbalordito e commosso.
    Mi raccontava appunto che in Giappone, se un ragazzo gira per la città nell'orario scolastico e del doposcuola, la polizia lo ferma e si accerta che non stia cazzeggiando invece di andare a lezione.
    Sto ragazzo alla fine in Italia ci stava da dio, si era fatto crescere i capelli e stava sciallatissimo.
    Quando tornò in Giappone, mandò alla famiglia italiano le sue foto scolastiche giapponesi, dove praticamente stava piangendo sangue, tanto si era abituato alla vita italiana.
     
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  7. Fuji-chan
     
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    Sapevo qualcosa su le scuole giapponese ma non tutto questo ammetto che è MOLTO diversa dalla nostra. Grazie per le informazioni ^^



    CITAZIONE (Fireya @ 14/4/2012, 20:34) 
    Io sarei stata sicuramente un Hikikomori XD
    Pure punizioni corporali, accidenti.

    La mia insegnante di lingua mi raccontò di uno studente giapponese venuto in Italia per qualche mese, in una famiglia e una scuola italiana.
    Questo ragazzo, una volta finita la giornata scolastica, se ne stava a casa a studiare.
    "Perché non esci un po'?"
    "Ma... Posso?"
    "Si, puoi anche stare fuori a sera, basta che non fai troppo tardi!"
    Il ragazzo era sbalordito e commosso.
    Mi raccontava appunto che in Giappone, se un ragazzo gira per la città nell'orario scolastico e del doposcuola, la polizia lo ferma e si accerta che non stia cazzeggiando invece di andare a lezione.
    Sto ragazzo alla fine in Italia ci stava da dio, si era fatto crescere i capelli e stava sciallatissimo.
    Quando tornò in Giappone, mandò alla famiglia italiano le sue foto scolastiche giapponesi, dove praticamente stava piangendo sangue, tanto si era abituato alla vita italiana.

    Poverino xD lui abituato ad una vita spartana invece qui diciamo era piu libero...
     
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  8. Daymy91
     
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    davvero interessante!! non sapevo poi che il loro anno scolastico iniziava ad aprile e finiva a maggio. cavolo è stranissimo!! ...per non parlare poi della rigidità giapponese in ambito scolastico.
    grazie per aver postato ^^
     
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  9. «Mario»
     
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    Le scuole iniziano ad Aprile e finiscono a Marzo?! E le vacanze?! :O
     
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    Con una scuola così salterei dal letto ogni mattina per correre a lezione.
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  11. Twenty First
     
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    CITAZIONE («Mario» @ 27/8/2012, 09:57) 
    Le scuole iniziano ad Aprile e finiscono a Marzo?! E le vacanze?! :O

    le fanno a capodanno mi pare... se volete posso postare in questa discussione le informazione che mi dava intercultura sul loro sito ufficiale. Descriveva accuratamente l'anno scolastico giapponese
     
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  12. sidelic
     
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    Mah, avendoci avuto a che fare per lavoro vi posso assicurare che la scuola giapponese non e` certo superiore a quella italiana. Anzi, se parliamo della qualita` dell`insegnamento credo sia complessivamente inferiore. Copio-incollo da wikipedia una breve descrizione secondo me molto vicina alla realta`:

    <<una caratteristica importante del sistema scolastico giapponese sono gli esami di ammissione, obbligatori ad ogni grado per entrare negli istituti privati (l’accesso alle scuole pubbliche è aperto, ma il loro livello qualitativo è estremamente basso e i diplomi che vi si conseguono non sono spendibili sul mercato del lavoro, per cui la quasi totalità delle famiglie giapponesi cerca di mandare i propri figli alle scuole private). Anche l'accesso alle università è regolato da esami di ammissione. Le due università più prestigiose sono l'Università di Tokyo (la famosa Tōdai spesso citata nei manga) e l'Università di Kyoto che sono pubbliche. Tali esami, soprattutto quello per l’ammissione all’università, sono estremamente difficili e non possono essere affrontati con una preparazione generica, e per questo la maggior parte degli studenti giapponesi, al termine della giornata scolastica (che inizia alle 08.50 e si prolunga sino alle 16.00), si recano ai corsi di ripetizioni integrative (a pagamento), che solitamente iniziano alle 17.00 e possono durare sino alle 23.30 di sera. Questa mole di studio è giustificata dalla circostanza che ancora oggi il sistema lavorativo giapponese offre posti quasi sicuri ai laureati, e garantisce l’occupazione a vita. Per questo ottenere un diploma o una laurea con ottimi voti costituisce un obiettivo fondamentale che giustifica le ingenti spese e i sacrifici delle famiglie giapponesi per l’educazione dei figli.

    Le scuole giapponesi sono note per il loro rigore, in quanto la severità dell’istituto è considerata come nota di merito e aggiunge valore al diploma conseguito. L’osservanza dei regolamenti scolastici (che cambiano da istituto a istituto) è d’obbligo e le pene sono molto severe. I regolamenti sono puntigliosi, arrivano a precisare anche i dettagli più insignificanti delle uniformi scolastiche. Nel caso si venisse bocciati o sospesi per gravi episodi si è costretti a cambiare scuola e trovarne un'altra, e ciò può influire negativamente sul proprio curriculum; infatti anche nei colloqui di lavoro viene data molta importanza alla scuola frequentata e al rendimento avuto, perché un buon studente viene considerato un buon lavoratore. Il rigore con cui gli studenti giapponesi sono allevati inizia sin dall’asilo prosegue per tutta la durata della scuola dell’obbligo, e all’università.

    Un'altra peculiarità del sistema scolastico giapponese è la forte competitività tra gli studenti. In Giappone infatti le graduatorie con i voti degli esami periodici o semplicemente le medie scolastiche di fine periodo vengono pubblicamente rese note dando a chiunque la possibilità di sapere i voti degli altri, e consentendo di stilare classifiche a livello locale o anche nazionale con i migliori studenti[7]. Inoltre gli alunni con i voti più alti godono di particolari agevolazioni e hanno il privilegio di partecipare attivamente ad alcune cerimonie. Questo sistema è criticato da alcuni in quanto potrebbe creare dei problemi di relazione tra i vari elementi a causa dell'eccessivo spirito di competizione che la scuola cerca di creare, al contrario è apprezzato da altri poiché stimola i giovani a cercare di dare sempre il massimo.

    Gli studenti, dopo la pausa pranzo, partecipano alle attività ricreative dei club, che possono essere, ad esempio, fotografia, teatro o altre di tipo sportivo, anche a seconda delle attrezzature scolastiche. I risultati sportivi dei club sono molto importanti perché consentono la partecipazione agli Inter-hi (i campionati studenteschi) che sono molto seguiti e sono da sempre un validissimo trampolino di lancio per gli atleti di talento che mirano a diventare professionisti.

    I voti sono espressi in centesimi e 100/100 è il voto massimo.>>

    Aggiungo che in tutta la mia vita non ho mai sentito nessuno che e` stato bocciato a scuola, se non all`esame per accedere all`universita` (che, nelle universita` piu` prestigiose e` difficilissimo). Cio` vuol dire che sono tutti geni, oppure passano cani e porci... Per quanto riguarda poi le materie studiate nelle scuole superiori standard (e quindi non in alcune scuole specifiche e purtroppo rare) non c`e` storia, non c`e` letteratura e nemmeno filosofia. Per le materie scientifiche i grandi assenti sono fisica, chimica e biologia. Quindi secondo il mio modesto parere il programma e` incompleto.

    Veniamo poi ai costi: se la scuola statale e` di basso livello (e cio` vuol dire tutto, se non si frequenta una scuola media/superiore di livello sara` quasi impossibile entrare in una buona universita` = non si otterra` mai un lavoro decente) bisogna optare per una scuola privata, la cui retta va dai 7000 Euro all`anno (zona Tokyo) in su. E una scuola da 7000 non e` un gran che.

    Infine, la storia che la polizia ferma gli studenti, almeno per quanto riguarda la zona di Tokyo, mi sembra una bufala. Magari 50 anni fa era cosi` ma adesso la polizia se ne frega di quello che fanno i liceali.
     
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  13. Yuetu
     
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    Vorrei evitare di giudicare frettolosamente la vita scolastica giapponese, quanto quella di un suo scolaro assieme al suo quotidiano inerente. Non c'è (in)formazione più accurata quanto una testimonianza di prima linea, per cui le considerazioni relative a quel poco che mi capita leggere non sono conclusive. Certo è che gli articoli riportati in questa discussione lasciano poco spazio ad un'eventuale entusiasmo. Lo stesso entusiasmo - a me personalmente - mi viene precluso da testimonianze di veri e propri orrori di aspetti della vita scolastica che oltrepassano il limite dell'estremo. Sono certa che avvenimenti scandalosi o comunque di maggior rilievo non passano certo senza essere notati e rimangono facilmente impressi. Tuttavia, non posso che chiedermi quanto siano eccezionali tali eventi. Si parla comunque di diversi casi, meno o più, non di un fenomeno diffuso e come tale "normale".
    Lo stesso entusiasmo - a me personalmente - mi viene precluso da sopraccitati casi, non dall'organizzazione della vita scolastica giapponese di un giovane. Di nuovo, voglio analizzare modi, usi e costumi in base a teoriche considerazioni psicologiche, che dispongo in punti.

    1) La scuola inizia alle 8.30 e finisce alle 16.30 circa. Il dettaglio che riguarda i più che sufficienti, a parer mio personale, 10 minuti di pausa dopo ogni lezione della durata di 50 minuti è un dettaglio non da poco. Anche quello della pausa pranzo, che di sicuro sarà di durata ancora più estesa, non è da meno.
    2) La scuola inizia ad aprile e finisce a marzo. "E le vacanze?" Le vacanze sono divise in tre periodi: due settimane a Capodanno e in primavera, infine 40 giorni in estate, da quanto leggo in rete. Sono poco più di due mesi di vacanza. A me non sembrano, poi, tanto pochi!
    3) Le divise sono tassative e forme e misure sono rigidamente imposte. Concordo con uno degli utenti che ha scritto due parole a favore dell'uniformità estetica, laddove essa non dovrebbe avere particolare rilievo. Non necessariamente la stessa uniformità è simbolo di mancanza di creatività, personalità, diritto di parola o espressione in qualsiasi sua forma. Giustamente, come l'autore che cito nuovamente ha scritto, il luogo, l'ente, lo stabilimento, l'organizzazione, "la fabbrica" "non è una passerella" nel più estremo dei casi. Più genericamente e lievemente espresso, il concetto ha come fulcro il fatto che la scuola è un luogo di educazione, non un crocevia di confronti socioculturali. Sono certa che il fenomeno degli Hikikomori sarebbe molto più marcato se la cosa fosse organizzata diversamente, in un ambiente diverso.
    4) Il tempo libero che rimane allo studente in giornata è poco. Per fare cosa? Quali attività extrascolastiche sono così liberatorie da sentirne tanto la mancanza se vissute in maniera più blanda, in tempi più brevi? Perché? Per abitudine occidentale? Per la concezione del tempo libero come piacevole perché non riguarda qualcosa di prescritto? Le cose programmate sono forse pesanti perché le concepiamo come obblighi? E se le guardassimo da un altro punto di vista e ne gustassimo le ore che ci passiamo occupati, senza sentire il peso dell'idea del programma? Osservando il tutto da dove lo osservo io, con i miei occhi, questa "mancanza di tempo" e "giornata piena" non mi sembrano affatto tali. Io vedo solo una serie di attività che mi impegnano in modo positivo, aiutandomi a crescere, senza sentire il peso della "giornata piena". Non lavoro in miniera dalla mattina alla sera; studio e mi nutro di informazione, e poi corro pure e gioco! A scuola, sì! Tutto il giorno, sì!
    5) A scuola il bambino non viene abituato a pensare con la propria testa. Questo rospo posso anche ingoiarlo, perché lo stesso bambino che viene abituato a non pensare con la propria testa, una volta uscito da scuola non verrà rinchiuso in carcere se sceglierà di dire ed esprimere tutto ciò che a scuola non gli era permesso. Diventerà uno scrittore! Un fumettista! Un pittore! Sceglierà, lui stesso, con un diploma o una laurea in mano, che non lo escluderà dal mondo del lavoro. Anche questo, e qui apro una piccola parentesi, l'avere un attestato scolastico è un sistema analogo a quello del garante giapponese dello straniero. E' una specie di garanzia delle competenze, con gli esami di ammissione e quelli finali tutto fuorché facili come una "prova" in più. Non per niente il lavoro che un individuo trova è "a vita", come mi pare di aver letto in uno degli articoli qui pubblicati.
    6) I testi scolastici vengono sottoposti a censura, l'insegnamento è rigidamente delineato e il contenuto è preventivamente tutelato dallo Stato. Per presunzione logica, mi viene automatico pensare e di conseguenza sostenere che ciò che viene insegnato non sia sbagliato, solo limitato. Non credo che in materia di lingua giapponese ci sia molto da censurare. Non credo che venga insegnato che due più due faccia cinque, invece che quattro. Non credo che le leggi della fisica vengano mutilate né tanto meno deformato l'Urlo di Munch quanto non sia già di suo.

    Come nota finale e riassuntiva vorrei far notare che gli scritti da cui provengono le informazioni su Wikipedia, da dove sono stati tratti passaggi riguardanti il sistema scolastico giapponese, sono alquanto datati. Non sono dello scorso secolo, ma non sono nemmeno di oggi o nel peggio dei casi, due-tre anni fa. La fonte più recente, "Storia del Giappone", ha due autori italiani, fatto che mi fa riprendere e contemplare ciò che ho letto qualche pagina fa sulla presenza di un giornalista del Times in una delle scuole Giapponesi. Riporto per ricordarne l'idea:

    CITAZIONE
    Il preside Shimokawa, nel salutarmi, a sorpresa mi confessa una piccola mortificazione personale subita a opera di un giornale straniero. "Qualche anno fa, venne a visitarci un reporter americano di Time. Gli studenti s' impegnarono per fare bella figura con l' ospite: disciplinati, educati le divise in ordine. Ne uscì un articolo perfido. Descriveva questa scuola come un' accademia militare, una caricatura del Giappone autoritario".

    Che anche qui, nuovamente, non si tratti di una situazione analoga? Che ciò che questi due autori riportano non sia una rappresentazione di una presentazione ufficiale? Le altre due fonti risalgono al 1997 e 1963, quello forse più citato, più europeo, più diffuso. Tiziano Terzani mi sa tanto di giornalista del Times, anche lui, data la sua notorietà anche nel 1990 (anno in cui ha scritto il testo riportato nella prima pagina), e del suo rilievo cui la cena deve essere perfetta in ogni suo aspetto, al suo arrivo, con pietanze da ristorante, più che da modesta casa di periferia. Le fondamenta della veridicità complessiva del tutto viene sempre più sgretolata, quanto più leggo gli interventi di Maro-Chan.

    Tutti motivi per cui vedo poca ragione per la preoccupazione!
     
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  14. Twenty First
     
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    io avevo letto la testimonianza di un ragazzo che con intercultura aveva trascorso un breve periodo in Giappone e frequentato le superiori là. Disse che in realtà le giornate scolastiche italiane sono più pesanti, loro hanno anche 10 min. tra un'ora e l'altra di pausa O.o ma daiii!
     
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    diego sabre ♥

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    Mi rendo conto che questo topic ha più di 10 anni e che quindi, in questo lasso di tempo, molte cose siano cambiate. Nella mia breve esperienza in Giappone ho constatato che molti stereotipi riguardanti la scuola nipponica sono, oggigiorno (non so se anche in passato), non propriamente corretti.

    Ho parlato con diversi giapponesi, a partire dalla mia madre ospitante, a sua sorella, a suo padre ed infine al marito della sorella e tutti mi hanno detto che sia le scuole superiori che le università non sono questo granché. Ora, premettendo che i termini "facile" e "difficile" sono molto soggettivi e che bisogna interpretare quel che un nipponico intende esprimere, mi hanno assicurato che una volta superato l'ostacolo del test d'ingresso (realmente molto difficile, paragonabile a quello di Medicina nelle università italiane), poi si batte la fiacca. Nel senso che basta davvero poco impegno per raggiungere buoni voti a scuola.

    Il fatto che i club portino via tantissimo tempo è cosa vera e risaputa, quindi nulla da ridire.

    Per quanto riguarda il lavoro post-laurea sono rimasta scioccata (in positivo): a cominciare dal 3 anno, per poi proseguire fino al quarto, nonché ultimo, ci sono le aziende stesse che vanno nelle varie università, con il proprio stand, a "reclutare" i giovani e futuri laureandi-lavoratori. Per esempio, nell'università X arrivano i rappresentati della Toyota, Subaru, Mitsubishi, Sony [...], si piazzano con il loro stand e attendono che qualche studente volenteroso consegni il Curriculum Vitae. In questo modo il ragazzo o la ragazza quasi si assicura un posto in quell'azienda. Mi hanno detto che in Giappone è raro non trovare lavoro, se si è giapponesi, appunto perché ci si spiana il terreno già dagli ultimi anni di università.

    Felice di esser smentita da chi ne sa di più xD
     
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79 replies since 6/4/2007, 11:27   2156 views
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